Ieri e oggi
Aspettavamo tutto l’anno che arrivasse la neve, ed era una festa nella festa. Bianca, lieve, puliva l’aria e imbiancava tutto. Tutti i rumori si ovattavano, il traffico, già scarso il quegli anni, con la neve si riduceva ancora di più.
Era una neve che potevi mangiare a morsi, le nostre mamme e le nostre nonne, allora in pochi avevano il frigorifero e girava ancora per i cortili il venditore di ghiaccio, ne approfittavano per farne secchi interi per tenere al fresco la carne, il pesce e le verdure.
Noi, bambini, ci lanciavamo sul manto nevoso coperti il più possibile ma certamente non abbastanza.
Tornavamo a casa con i piedi insensibili e le faccine rosse come peperoni ma con la felicità dipinta sul visino.
Tanta povera gente, appena arrivata a Milano dal sud, con la prima nevicata, vedeva concretizzarsi la possibilità di guadagnare qualcosa iscrivendosi alle liste del Comune per spalare la neve dai marciapiedi.
Oggi, se cade la neve, è una maledizione; il traffico già caotico col bel tempo, si congestiona al punto che non si riesce a muoversi in città e la neve si trasforma velocemente in una fanghiglia nera e puzzolente.
E’ impensabile mangiare la neve come facevamo da bambini, tra polveri sottili, e milioni di altri microrganismi rischieremmo la morte.
I bambini, a cui è permesso di giocare all’aperto, sembrano dei piccoli campioni di sci, tutine all’ultima moda, mammouth giganteschi, passamontagna futuristici.
Il Comune fatica a trovare disoccupati per spalare la neve dalle strade, è un lavoro duro e malpagato e sembra che in questi giorni nessuno abbia bisogno di lavorare.
A seconda dell’origine e delle tradizioni delle nostre famiglie, si festeggiava la vigilia di Natale con il cenone che era, rigorosamente, a base di pesce o con il pranzo di Natale che immancabilmente comprendeva ravioli, bolliti misti e arrosti.
Frutta fresca scelta, frutta secca con l’immancabile panettone e il torrone completava il cenone e il pranzo che duravano ore e ore.
Il pesce, i ravioli, gli arrosti misti e i bolliti erano piatti prelibati che si mangiavano solo in occasione di queste feste.
I ravioli li facevano a mano le nonne o le mamme e se ne facevano in soprannumero per poter bastare anche nei giorni di festa successivi.
Il Panettone poi, quando avanzava, si conservava secco per San Biagio in febbraio, che, si diceva, avrebbe protetto dai mal di gola.
Era tale la fame che si digeriva tutto.
Dopo il cenone, ci si radunava a tavola a giocare a tombola per arrivare alla mezzanotte quando, magicamente, apparivano i regali per noi piccoli prima di andare alla prima messa di Natale.
Ai nostri giorni, è talmente tanta l’abbondanza, che ravioli, pesce, arrosti misti, panettoni, pandori sono all’ordine del giorno. Nessuno o quasi nessuno più fa i ravioli in casa o i dolci. Le Pasticcerie sono già piene di prenotazioni per i Panettoni farciti sin dalla fine di novembre.
Ci si orienta verso pietanze esotiche e costose: frutta esotica, salmone, caviale, aragoste ormai hanno soppiantato i piatti della nostra migliore tradizione con buona pace dell’inquinamento globale e del cibo a chilometro zero.
Alla tombola si è sostituita la roulette o il mercante in fiera e i bimbi, che una volta la facevano da padroni nei giochi di società di Natale, sono oggi estromessi e obbligati a giocare tra loro o peggio davanti a degli istruttivi videogiochi.
I giocattoli venivano regalati solo a Natale e alla Befana, erano desiderati tutto l’anno e i bambini si impegnavano nei buoni propositi nelle loro letterine scritte con bella calligrafia.
Giocattoli semplici che davano ampio spazio alla fantasia, giocattoli sociali che permettevano di coinvolgere tutti i bambini nel gioco.
C’era sempre qualche libro di fiabe o di storie per ragazzi e immancabilmente la prima enciclopedia.
Oggi i giocattoli, sempre più tecnologici, specialistici, individuali, vengono donati tutto l’anno. Mostri, dinosauri, giochi elettronici, bambole o pupazzi che grazie all’elettronica ormai sono i cloni di animali e bambini veri e che tolgono tutto all’immaginazione.
A portare i doni era Gesù Bambino talvolta coadiuvato da Babbo Natale e dalla Befana. Per chi aveva le vecchie cucine con la cappa, i regali, li trovava sotto la cappa o vicino all’albero di Natale.
Oggi i bambini vanno loro stessi a fare shopping nei negozi di giocattoli e, salvo qualche eccezione, il giocattolo lo ricevono subito senza nemmeno più attendere la mezzanotte del 24 dicembre.
Gesù bambino non porta più i giocattoli, del resto, se lo hanno eliminato, crocifisso da grande nelle scuole, chi ci crede più??
E’ rimasto Babbo Natale, anzi no, i cloni di Babbo Natale, tanti piccoli pupazzi vestiti come lui che si arrampicano su strane scalette di corda bianchissime se non piene di luci intermittenti.
Ma dov’è finito lo spirito di Natale??
Francesco 30/11/2009
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