giovedì 26 aprile 2012

A mio cognato

Forse il giorno è ormai passato,
scusa se mi son dimenticato.
Quanti anni, ormai, sono passati
da quando siamo diventati tuoi cognati?
Se conti bene son quasi quaranta ormai,
ma non ci hai mai dato motivo di lamentarci, mai.
Il tempo è passato, goccia a goccia
e tu, inamovibile, come una roccia,
sei passato dalla pesca con la lenza a mano
al tuo, molto più comodo divano.
Davanti a quella scatola luminosa
che, sembra, ti faccia scordare ogni cosa,
non è vero che la vita è fatta a scale,
e che c’è chi scende e chi solo sale;
nel tuo caso, caro Tassalini,
continui a salire quei gradini!
Ma sai dove sta la grande differenza?
Ogni passo che fai su quelle scale,
non ti cambia e rimani tale e quale.
Sembra che non conosci sofferenza,
a venti, quaranta o settanta
la voglia di riuscire è sempre tanta.
Ognuno che nella vita hai incontrato,
per sempre ti è rimasto molto grato.
Chi l’avrebbe mai immaginato,
che due volte nonno saresti diventato?
Non sembri un nonno con pipa e ciabatte,
ma una persona giovane che combatte;
come se ogni giorni dovessi cominciare
a vivere, lottare e ad amare.
Tanti auguri, caro Ferruccio,
te li facciamo di cuore con un solo cruccio,
quello mio che son sempre ad aspettare
che un giorno o l’altro mi porterai a pescare.

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